| Da "LIBERO - EDIZIONE MILANO" di giovedì 29 luglio 2010
Questa volta Berlusconi è deciso a chiudere i conti:
«Votiamo la finanziaria e poi cacciamo Gianfranco e i suoi, tanto se fa un partito non va oltre 1`1.4%» ::: SALVATORE DAMA ROMA ¦¦¦ «Votiamo la manovra e poi è finito tutto».
Arriva a Montecitorio, Silvio Berlusconi, e si trova, ad affrontare una massa di deputati famelici di notizie.
Tutti con un punto interrogativo disegnato in faccia. «Tranquilli, state tranquilli. La legislatura va, avanti non si torna a votare. Ma», adesso l`espressione del volto berlusconiano si indurisce, «alcune posizioni non sono più sopportabili». Finora Silvio èatato zitto: «Siamo stati responsabili, i mercati internazionali sono pieni di speculatori pronti a tutto» e la politica italiana non poteva dare di sé una immagine debole, spaccata. «Ma ora basta». Il premier è determinatissimo. Ha convocato l`ufficio di presidenza per domani e all`ordine del giorno c`è un solo punto: cacciare Gianfranco Fini dal PdL.
Intimamente sente che è la cosa giusta da fare. E anche gli ultimi sondaggi gli dicono questo: alla fine non è una grossa perdita. Anzi, rassicura Berlusconi, minima: «Un partito di Fini oggi varrebbe 1` 1,4 per cento. Con lui ci sono una decina di parlamentari, niente più di questo». Poi, per stemperare un po` il clima pesante, il premier si congeda con una battuta hard: «Ci sono rimasto malissimo quando ho scoperto che Bocchino era un deputato e non un punto del nostro programma...». Risate.
Per rendere altrimenti la risolutezza del Cavaliere:
«Silvio? L`umore di Silvio?», Giuseppe Ciarrapico cammina in Transatlantico aggrappato al suo bastone, «stavolta Berlusconi sta a cazzo dritto!».
Esatto: Ciociaria batte Oxford, l a 0. Mala convinzione non basta. Per "cucinarsi" Fini serve un piano.
E si lavora tutto il giorno alle ipotesi più varie, mentre tra i deputati azzurri, girano leggende me- tropolitane: «Silvio molla ilPdLaFini e si fa un altro partito». «No, no, voteremo un documento politico di sfiducia». «Macché, i capigruppo diserteranno la. Conferenza dei presidenti finché Gianfranco non si dimette». Poi l`acqua calda: la soluzione potrebbe essere più facile del previsto. Perché cacciare uno dal partito al quale non è mai stato iscritto? Già. Fini, terza carica istituzionale, non ha mai preso la tessera del PdL. Allora non va allontanato, ma - ecco l`ideona - semplicemente diffidato dal condizionare la vita di un movimento al quale non è tesserato. Certo, un po` deboluccia come tesi, visto che sulle carte notarili il leader diAn figura come cofondatore del PdL. Ma in mancanza d`altro, questa è la via più realistica per licenziare il socio attaccabrighe. E comunque si continua alavorare.
Fino a tarda serata, a Palazzo Grazioli, Berlusconi ha riunito i vertici azzurri. E oggi, per tutto il giorno, si ritornerà sulla pratica. L`altra parte del piano riguarda i finiani dissidenti: «Dobbiamo espellere Granata, Bocchino e Briguglio», ha ordinato il premier.
A via dell`Umiltà gli esperti - che poi sono gli stessi che hanno scritto lo statuto qualche mese fa - ristudiano le carte e tirano le somme: vanno applicati gli articoli 45 e 46, quelli che meglio si adattano alla prima linea finiana.
Ma i descamisados della terza carica non ci credono, non danno peso alle minacce berlusconiane.
«Con le epurazioni il Cavaliere si esporrebbe a una figuraccia mondiale. E anche Ghedini gli ha, spiegato che cacciare Fini è una follia», rivela Italo Bocchino. Che aggiunge: «Se l`ufficio di presidenza sfiduciasse Fini, Gianfranco risponderebbe con tre righe di comunicato: "Prendo atto, chiederò chiarimenti"». Insomma nessun risultato pratico:
«Noi non lasciamo il PdL». La strategia «della goccia cinese» e la «battaglia per la legalità» vanno avanti, annuncia Bocchino, funzionano: Berlusconi soffre sia l`una che l`altra.
GLI ULTRA «Il problema del centrodestra è che ci sono troppi estremisti che vanno dal Capo a riferire cose inventate per farci litigare» GAME OVER L`ex leader diAn ha posto lo scontro su un piano diverso, travagliesco: io sono la legalità, quindi chi mi si oppone è contro la legalità
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